Gn 18,20-33; Sal 118(119),57-64; Pr 8,1-11; Mt 6,7-15 «Ascoltate, perché la mia bocca proclama la verità e l’empietà è orrore per le mie labbra. Tutte le parole della mia bocca sono giuste, niente in esse è tortuoso o perverso. Sono tutte chiare per chi le comprende e rette per chi possiede la scienza». (Pr 8,7-9) E’ la Sapienza stessa che prende la parola per affermare che dalla sua bocca esce solo la verità, nessuna malvagità, ma solo parole giuste, rette e chiare. Essere istruiti da lei è meglio che guadagnare denaro, essa vale più delle perle. Nel Vangelo è Gesù stesso, Sapienza eterna, a istruirci. Se Gesù, che è verità, ci insegna a chiamare Dio col nome di padre, ciò significa che Dio è veramente nostro padre. Quante volte abbiamo recitato il Padre nostro, magari meccanicamente: soffermiamoci a riflettere su ogni frase, gustiamone la brevità, ma anche la densità, lasciamoci interpellare dalle sue esigenze, custodiamolo nel cuore e cresciamo alla sua scuola: impareremo a pregare e a vivere come vuole il Signore. Preghiamo O Dio che ci dai il privilegio di chiamarti Padre, fa’ crescere in noi lo spirito di figli adottivi, perché possiamo entrare nell’eredità che ci hai promesso. (dalla Liturgia) [da: La Parola ogni giorno – NASCERE DA ACQUA E SPIRITO – Santità battesimale – Quaresima 2011 – Centro Ambrosiano]