Gs 2,1-15; Sal 135; Lc 8,40-42a.49-56 Stava ancora parlando quando arrivò uno dalla casa del capo della sinagoga e disse: “Tua figlia è morta, non disturbare più il maestro”. Ma Gesù avendo udito rispose: “Non temere, soltanto abbi fede e sarà salvata”. (Lc 8, 49-50) Da una parte i Geraseni che allontanano Gesù, dall’altra la folla che lo attende; in mezzo il mare, simbolo delle poten-ze ostili alla vita sulle quali Gesù si è manifestato vincitore. Sembra di sentire l’eco della domanda di Gesù “Non avete ancora fede?” e di quella dei discepoli “Chi è dunque costui?” risuonare insistente al ritmo delle onde. A riva l’attesa della folla si precisa nell’attesa di Giairo, che rico-nosce a Gesù il potere di guarire la sua unica figlia in pericolo di vita. Preghiera comprensibile di fronte alla malattia. Ma sopraggiunta la morte cosa si può chiedere al Maestro? A Giairo è chiesto di non temere e di avere fede: lui, capo della sinagoga, forte della testimonianza delle Scritture, è chiamato a riconoscere che Gesù non è solo un guaritore o un uomo di Dio, ma che è il Messia, colui che compie l’attesa escatologica. A questa fede risponde la parola di Gesù che fa tornare la vita in quella casa. La fede è condizione perché si manifesti la potenza di Dio in Cristo, ma è anche cammino aperto dall’incontro con Cristo: cammino di salvezza non solo per la fanciulla, ma anche per suo pa-dre e per ciascuno di noi. Preghiamo Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi perché il suo amore è per sempre. (dal salmo 135 ) [La Parola ogni giorno – Comunione inseparabile con il Signore. Luogo del nostro riposo – Settimane dopo Pentecoste 2010 – Centro Ambrosiano]

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