Redazione
Lo sportivo stima il corpo, lo cura e lo vuole sano ed efficiente. Anche prima del sudatissimo agonismo ricerchi la scioltezza e la libertà del gioco, la gioia del piacere di vivere un tempo gratuito, oltre le costrizioni e la corsa della vita. Una voglia di vita piena e di riuscita lo spinge a curare anche la sua crescita fisica, in una disciplina che sente faticosa ma utile per il pieno possesso delle potenzialità del suo corpo.
Nessuno quanto Gesù di Nazaret, ha stima e valorizza il corpo, Lui “il Verbo fatto carne” (Gv 1,14). In lui si attua il primo caso di uomo che messo al cimitero è ritornato vivo col suo corpo risorto, aprendo così una prospettiva di immortalità o eternità addirittura alla materia che a noi sembra destinata a consumarsi nel nulla.
E’ lui che in sostanza ha immesso “un germe divino” (1Gv 3,9) nella nostra umanità, aprendo l’uomo ad una prospettiva divina. La sua proposta religiosa rappresenta allora la massima valorizzazione dell’uomo e del corpo, dove cioè il cristianesimo appare come l’unico possibile materialismo e l’unico e plenario umanesimo.